Weak Tie

Che cos’è ‘sta Sociologia

Posted in Pensieri by Lorenzo on 01/04/2009

Sentite, anche a costo di essere impreciso, credo sia venuto il momento. Trovo sconfortante che così tante persone ignorino che cos’è la Sociologia. Ma lo è ancora di più non sapere come spiegarglielo dopo anni passati ad esserne studente (ancora, tra l’altro). Non è un covo di rivoluzionari, anche se c’è da dire che si può visivamente registrare un elevato numero di fricchettoni. Non è che ci si arriva tutti così, ci sono anche reciproche influenze successive. Le facoltà hanno una certa tradizione e tendenza alla protesta, ma questo non coinvolge veramente tutti. E poi c’è di peggio.

Essendomi trovato in una situazione in cui mi è capitato di dover cercare di spiegare semplicemente cosa studio, per altro non nella mia lingua e con studenti che non studiano in Italia (l’Erasmus dai), col tempo ho messo in ordine le idee se su questa annosa questione. Preciso infine che non pretendo di poter dire proprio tutto in queste poche righe. Diciamo che vorrei proporre un modo semplice e sintentico per farsi (o rifarsi) un’idea. Questa spiegazione vale, anche se imperfetta, ora e per me.

Il problema sapete qual è? Non siamo trasparenti. È tutto lì. Nessuno riesce a sapere con certezza assoluta cosa stia pensando un altro essere umano. Non ci resta che immaginarlo, inferirlo, aiutandoci con gesti e simboli condivisi. La mancata riuscita di questo ci porta all’istinto tutto sommato ancora più comune di quello del riprodursi. Ovvero la paura. Sotto sotto è tutto lì. Ci fa paura qualcuno che non agisce come dovrebbe, perché non riusciamo a (credere di) essere sicuri di quello che sta pensando. Tranne qualche eccezione a livello micro (fate micro come al bar) e macro (fate macro come un altro stato), il bello è che funziona tutto alla grande. Ci parliamo, ci relazioniamo, riusciamo perfino ad uscire in strada e non preoccuparci che tutto andrà bene. Non sarò picchiato, l’autobus farà quello che penso, detto più ampliamente tutto accadrà esattamente come ho, con scontatezza, previsto. Oltre a non essere del tutto comune pensare a come possa avvenire tutto questo, c’è un altro fatto non da poco: tutto sommato questo significa che non siamo poi così speciali, che ci sono una marea di similitudini, non solo tra voi e i vostri genitori, ma in genere in tutto il genere umano. Il considerare un qualcosa da un punto di vista sociologico significa ricercare i percorsi comuni, le ricorrenze che ha l’interagire con altri diversi da noi, ma di fatto uguali. È da lì che viene fuori il discorso dei tipi, ideali o meno, in quanto ci si rende conto che non tutti agiscono nella stessa esatta maniera, ci mancherebbe, ma è possibile, anche se solo a scopo esplicativo, riassumere una popolazione di individui mediante determinati tipi d’agire.

Quello di cui bisogna anche tenere conto è che lo studio della società prende il via proprio quando la società diventa un problema. Siamo quindi nell’Ottocento e c’è tutta la questione del funzionalismo: prima organicismo spinto, e in effetti capisco come sia facile, specie per l’epoca, usare la biologia per spiegare gli agglomerati umani. Sviluppo, funzioni, e  – appunto – organicità del complesso. Poi c’è Marx che non è un per niente d’accordo, anche se la fede nel progresso e nella tecnologia ce l’ha anche lui. Sì sì, gli uomini faranno le loro cose, il sistema funziona, ma non è armonico per nulla, la borghesia, la lotta di classe e via così. E poi, e qui termino la digressione, c’è quel Weber che un 90% di cose le si deve a lui. Ci prendo la meno intuitiva, e forse mai espressa chiaramente nelle sue opere. Torniamo alla non trasparenza: vogliamo capire perché e come sono avvenute certe cose? Come si fa? Due vie: si chiede alla gente perché ha fatto qualcosa, cosa ne pensa su certe cose (i cari vecchi questionari e interviste); oppure si analizza-osserva la situazione (ci si immedesima, cosa avrei fatto io in quei panni), perché o le persone non sono coscienti di quello che hanno fatto, o non te lo dicono. O più semplicemente non glielo puoi più chiedere. Ormai, si spera, il tempo delle barricate è passato, e i due metodi sono perfettamente utilizzabili insieme.
Riassumendo, tentando una definizione a prova di bambino, la sociologia è lo studio del comportamento umano non tenendo più di tanto conto delle differenze tra gli individui (nemmeno in termini di spazio e tempo). Siccome siamo più o meno uguali tra noi, e gran parte di ciò che siamo lo si deve a dopo che si è nati, ci sono delle trame comuni nel modo in cui accadono le cose. Non riusciamo a leggerci nel pensiero, e per questo abbiamo sviluppato una serie di norme e valori condivisi allo scopo di far funzionare la società. A fin di bene (armonia) o a fini di sfruttamento (potere della classe dominante)? Un po’ tutte e due. Poi lì si entra in politica, e lasciamo stare.

Ringrazio due professori in particolare. Uno è quello di questo, l’altro è uno che sa come farti ragionare. Quello che dovrebbero essere un po’ tutti.

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2 Responses

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  1. 1thing said, on 22/05/2010 at 16:57

    Sociologia: la grande sottovalutata.

  2. Adam Trema said, on 30/06/2010 at 16:56

    CIAO,
    IO SONO LAUREATO IN SOCIOLOGIA E STO ATTUALMENTE CONDUCENDO UNA RICERCA SOCIOLOGICA INDIPENDENTE NEL MIO BLOG.
    PERò NON PASSARE ASSOLUTAMENTE A DARGLI UN OCCHIO!

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    SALUTI
    (ADAM)


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